Autunno 2020, è l'ora del giro di boa

Provate a fare un passo indietro, provate a tornare a gennaio 2020. A quel trenino di capodanno, ai maglioni buffi con le grosse trecce di lana (mio dio ne sento ancora il calore!). Chiudete gli occhi e tornate a quei look tremendi, ma irrinunciabili per le foto sul profilo IG con gli hashtag “happynewyear”, “love”, “party”, “celebrate”…quando ancora non si sapeva che da festeggiare ci sarebbe stato ben poco nei mesi a seguire. Fate questo esercizio di memoria con me e provate, ancora, a ricordare come fosse la vostra casa, la cucina, il soggiorno, la vostra camera da letto prima del lockdown, prima di quel momento in cui il nostro tempo, le nostre abitudini, i nostri spazi non sarebbero più stati gli stessi.
Qualcuno ha trasformato il tavolo della cucina in una scrivania multifunzione con pc, faldoni e stampante. Qualcun altro, tra i più fortunati, ha potuto metter mano al living e trasformarlo in uno studio/ufficio aperto h24, con pausa pranzo nella stanza accanto, coffee break tra divano e sgabuzzino e sala riunioni davanti alla libreria. La libreria! Protagonista indiscussa delle call lavorative, l'oggetto più desiderato dai politici italiani, lo sfondo onnipresente nei collegamenti televisivi. L'aspirazione o il rimpianto degli acquisti primaverili, l'ago della bilancia tra "guarda questo quanto ha studiato" e "daje con il collegamento, ché quei libri li devi restituire fra 2 ore".
I metri quadri che fino a febbraio erano "più che sufficienti", da marzo si sono emotivamente dimezzati (come il lievito nei supermercati). È stato in quel preciso momento che, in affanno di ossigeno, ci siamo rivolti allo spazio esterno, per respirare un'aria diversa da quella casalinga, un'aria che ci facesse alzare lo sguardo verso uno spazio blu e senza confini transennati, che ci portasse il suono di chi, come noi, si è messo alla finestra ed ha iniziato a cantare. Proprio allora la terrazza è diventata la terra promessa (magari di un mondo diverso!) dove rifugiarsi dalle quotidiane tempeste di notiziari e rotocalchi. La nostra alcova da sistemare per l'ora d'aria in cui siamo noi e solo noi. In quei giorni la vostra grande richiesta di consigli, arrivata via social, mi ha fatto molta compagnia. Ho amato le mille domande su come arredare quel pezzo di purgatorio ritagliato oltre la soglia, mi son sentita meno sola. Insieme abbiamo (ri)scoperto l'amore per le piante, siamo diventati cintura nera di orti urbani (e dove trovarli) ed esperti di terzo livello di cromoterapia.
La necessità di guardare oltre, in un momento in cui 'hic et nunc' stava bene solo sui tatuaggi, ci ha portato a sviluppare sensibilità diverse dal "q.b." del sale nelle ricette.
Primo settembre, siamo al giro di boa. La curva dei contagi è precipitata vertiginosamente prima dell'estate ed ora un bentu malu le fa ballare un allegro per nulla allegro. L'autunno è alle porte ed anche il cambio stagione. Ho aspettative altissime sull'anno nuovo e sogni di gloria per gli italiani ed il nostro lavoro.
Concludo rassicurandovi che ieri è stato finalmente individuato e messo in stato di fermo lo scatolone da cui tirerò fuori i soliti maglioni buffi, con le grosse trecce di lana. L'ho messo in prima fila nella cabina armadio, per guardarlo ed assaporare fin d'ora il momento in cui torneremo ad essere i vagoni sbandanti di un trenino di fine anno. Di fine Covid-19.